In un pomeriggio piovoso di qualche giorno fa, me ne stavo spalmata sul divano con l’intenzione di procrastinare cose importanti.
Gli occhi semichiusi, la faccia immersa in 22 cuscini, il gatto addormentato sulla pancia…con le poche forze rimaste nelle mani, muovevo freneticamente le dita sul telecomando, alla disperata ricerca di un film per rilassarmi. (“E ti rilassi con Sinister?” direte voi, ma che ve lo dico a fà).
Midnight factory (per chi non lo sapesse è il canale Amazon dedicato esclusivamente ai film horror) mi suggerisce vari titoli bellissimi, fino a quando, scorrendo, mi imbatto in “Sinister”.
Ho avuto un flash di nostalgia. Io conoscevo già bene quel film.
Lo vidi al cinema la prima volta mentre ero al 4°anno di liceo. Ricordo di averne aspettato l’uscita dal primo momento in cui vidi il trailer in tv. E quindi, con l’hype alle stelle e l’entusiasmo di una ragazzina quale ero, mi precipitai al cinema il giorno stesso.
Nella sala c’eravamo solo io e un signore col cappello, che somigliava vagamente a Babadook (ma questo lo avrei scoperto solo qualche anno dopo).
Dopo un’intensa ora e 50 minuti con gli occhi incollati al grande schermo e due confezioni di popcorn svuotate sui sedili attorno (è sempre così quando vado al cinema, non lo faccio apposta, sono soltanto un po’ goffa) ricordo con piacere di aver pensato:”ma come, di già? Io ne volevo ancora!” persino il tizio nella sala mi guardava strano perchè non volevo più alzarmi dalla poltrona. Forse il film era piaciuto anche a lui? O forse ha solo pensato che i miei popcorn fossero esplosi.
Tuttora credo che Sinister sia il film horror più bello che io abbia mai visto. Un esempio da seguire, una perla di vero horror fatto bene in un mare di filmucci di James Wan tutti uguali. (Scusa James, ma qualcuno doveva pur dirtelo che dopo aver raccontato vita, morte e miracoli dei coniugi Warren hai esaurito le idee e, a confronto, farmare su World of Warcraft è meno ripetitivo!)
Magari un giorno cambierò idea…magari. Ma non è questo il giorno.
In quel pomeriggio piovoso di qualche giorno fa ho premuto sul tasto giallo “riproduci ora” e ho rivissuto esattamente le stesse emozioni della me liceale.
E ora voglio parlarvene qui.
Incipit (no spoiler)
Sinister è un film scritto e diretto da Scott Derrickson nel 2012. Prodotto dalla Blumhouse Productions, la produzione ha avuto un bassissimo budget ma un enorme riscontro commerciale.
Nel film viviamo il dramma di Ellison Oswalt, uno scrittore che ha scritto un bestseller anni addietro e che, ora, vuole scriverne uno nuovo per uscire dall’avvilente dimenticatoio nel quale è stato per anni.
Decide perciò di approfondire un caso di cronaca nera irrisolto e, per riuscire meglio nell’intento, si trasferisce con la sua famiglia nella casa in cui hanno abitato le vittime protagoniste dell’oscura vicenda. (Scelta discutibile, sì, ma in nome del vil denaro si è disposti a sacrificare le notti tranquille, no?)
Il trasloco procede bene, finchè Ellison si trova a svuotare l’ultimo scatolone lasciato nella soffitta della casa, ma scopre che la scatola non è sua. All’interno infatti vi sono nastri amatoriali che mostrano le atroci morti di tutti gli inquilini precedenti, tra cui gli ultimi.
Ellison non denuncia la macabra scoperta, comincia bensì un’indagine scrupolosa e metodica, spiegata passo passo, che trova radici nel paranormale e una vera e propria lotta per salvare la sua famiglia e sè stesso.
Piccole premesse: computer grafica e… forchette.
Personalmente trovo che la computer grafica e gli effetti speciali, per quanto ben fatti, possano, in un contesto horror, regalare ansia solo per qualche minuto, o alla peggio un jumpscare… ma lo spavento così, a meno che non siate persone estremamente sensibili, durerà giusto il tempo del film. Quando sarà tutto finito e la tv spenta non resterà più nulla, se non una lieve suggestione prima di andare a dormire.
Comprendo tuttavia, che certe immagini siano impossibili da rendere sullo schermo solo con l’ausilio di costumi, tecniche fotografiche o oggetti di scena. Spesso ricorrere a qualche effetto artificiale è necessario, ma è importante che ci sia sempre un buon equilibrio, altrimenti si otterrà un film a metà tra Harry Potter e Shining.
Secondo me infatti, una delle regole fondamentali per la buona riuscita di un film dell’orrore sta nel rendere inquietanti gli oggetti, le persone o le situazioni vicine a noi. Più vicine sono, meglio è. Ancora meglio se fanno parte del quotidiano.
Se, ad esempio, nel film che stiamo guardando, l’oggetto del terrore fosse una forchetta e l’orrore fosse ben contestualizzato attorno a quest’ultima (perchè sì, fondamentalmente basta quello) capireste poi che vostra nonna preferisce mangiare le tagliatelle al ragù col cucchiaio, non per colpa della dentiera, come invece avete sempre pensato, ma per altri motivi più oscuri.
Chiaramente è difficile prendere sul serio una forchetta killer, o indemoniata che sia, ma il concetto resta quello: l’horror ben riuscito è quello che ti fa salire un brivido ogni volta che poi nel quotidiano ti capiterà una forchetta tra le mani, perchè automaticamente la tua mente ripenserà al film che hai guardato, a distanza di mesi o addirittura anni. E non importa se il film è stato una schifezza o la perfezione assoluta, quella determinata scena rimarrà indelebile nel tuo cranio.
Ho fatto questa breve premessa per introdurre quella che secondo me è stata la carta vincente di questo film, ovvero proprio il basso budget con cui è stato prodotto.
Mi spiego meglio.
Normalmente, si tende a pensare che questo fattore penalizzi molto il film.
In realtà, a mio avviso, in questo caso è stato proprio quello che ne ha determinato, insieme alla bravura del regista e del cast, la buona riuscita.
Il budget scarso ha infatti obbligato il regista a ridimensionare la sua idea in base alle possibilità economiche e a puntare tutto sull’horror più reale (quello fatto di make-up, maschere ed elementi tangibili) e non di effetti speciali e ologrammi fantasma.
Mancanza di colonne sonore
Onestamente non saprei dire se questa fu una scelta della regia o un’imposizione dettata, anche questa, dal budget scarso. Sta di fatto che l’assoluto silenzio nelle scene che compongono il film è di forte impatto. Di gran lunga più forte rispetto a una colonna sonora o una musichetta accattivante, per quanto bella e ben studiata.
E’ un dettaglio di cui non ci si accorge inizialmente, perchè il film pretende concentrazione subito e comincia a darti dettagli per capire la trama non appena comincia. Quando invece ti accorgi che la musica non c’è, realizzi che, se ci fosse, sarebbe del tutto superflua o, addirittura fastidiosa.
Il silenzio infatti contribuisce a creare più suspance e a farci concentrare meglio sui suoni dell’ambiente circostante. Uno scricchiolio, un sospiro appena udibile, dei passi al piano superiore…sono tutti suoni che arrivano prima se non c’è una melodia di sottofondo a distrarci. Per lo stesso motivo riusciamo a immedesimarci meglio in quel che vive il protagonista e a percepire la sua ansia crescente.
Il ruolo dei bambini
Da che il mondo è mondo i bambini sono sempre stati creature in grado di inquietare i più grandi. Forse perchè, alti poco più di un metro e, talvolta ancora incapaci di camminare, rappresentano una minaccia che è direttamente proporzionale alla loro dimensione o, ancora, forse perchè non riusciremmo mai a collegare un viso angelico e innocente a mani sporche di sangue.
Seconda regola fondamentale di un film horror è proprio questa: l’oggetto del terrore dev’essere qualcosa che difficilmente, in condizioni normali, ci trasmetterebbe angoscia. Ed ecco che abbiamo i bambini.
Non voglio dilungarmi oltre e spoilerare a te, che hai letto fin qui, solo per curiosità, o per capire se il film può o non può essere di tuo gradimento. Chi conosce Sinister ha già capito dove voglio arrivare.
L’immancabile componente paranormale
Fin dalla preistoria, insita nella psiche umana, c’è la paura della morte e la paura di ciò che c’è dopo.
Nella vita è capitato a chiunque di sentirsi chiedere:”Credi ai fantasmi?” — e chiunque, almeno una volta, avrà risposto sorridendo, con aria beffarda:”Chi? Io? Ma dai! Certo che no!”
E’ scientificamente provato che più della metà di quelle stesse persone, in situazioni facilmente suggestionabili (un cimitero, una struttura abbandonata o anche solo, più banalmente casa propria di notte!) di fronte a un rumore strano o un fruscìo pensino immediatamente a un fantasma o una creatura che si nasconde nel buio.
Questo dimostra che un brutto mostro spaventa, sì. Ma spaventa molto di più ciò di cui si possono vedere solo gli effetti.
Un fantasma, un demone, un’entità sconosciuta…fanno sempre un certo effetto in un film.
Altra ragione per cui questo film funziona così bene.
Conclusioni
Siccome non ho mezze misure e per me tutto è bianco o nero, bello o brutto, positivo o negativo. Voglio dare a questo film un 10.
Come accennato prima è il mio film horror preferito in assoluto. Non riesco a trovargli difetti oggettivi o problemi a livello di sceneggiatura o regia. Le atmosfere sono inquietanti e fan sì che il pubblico respiri immediatamente che c’è un pericolo in agguato vicino a sè. Vicinissimo. Forse in casa propria?
La trama è di semplice comprensione e non si perde in frivolezze varie (lo dimostra il fatto che l’introduzione dura 10 minuti, poi il film ti sbatte subito in faccia i nastri snuff e inizia a snocciolare i fatti) e soprattutto non annoia!
Gli elementi di terrore e le regole citate su sono state rispettate appieno.
Forse l’unico problema di questo film è il sequel. Ma di questo ne parleremo un’altra volta.
E voi? Conoscevate Sinister? Lo avete guardato fino alla fine? (Titoli di coda compresi) Cosa ne pensate? Fatecelo sapere in un commento.