Se come me, in quegli anni eravate ancora sui banchi di scuola, o comunque frequentavate un ambiente pieno di persone appassionate di videogiochi e horror, ricorderete tutte le creepypasta e le storie che giravano attorno a questo videogioco dal gameplay incredibilmente semplice.
«Benvenuti al Freddy Fazbear’s Pizza, un luogo magico dove il divertimento e l’immaginazione prendono vita. Fazbear Entertaiment non è responsabile per danni a cose o persone»
– Phone Guy
A distanza di anni mi sono ritrovata a ripensare a quanto letto e ascoltato da giovane, sui banchi di scuola e, quasi meccanicamente, mi è venuto spontaneo cominciare a fare ricerche tra le varie creepypasta riportate in rete e le varie “voci di corridoio”.
Tuttora è abbastanza complicato comprendere quanto ci sia di vero tra le varie storie che riguardano questo titolo e quanto sia inventato. Ma voglio provare, attraverso questo articolo, a darvi un quadro generale.
Intanto spiego un po’, per chi non lo conoscesse, di cosa stiamo parlando.
Lore e modalità di gioco
Five Nights at Freddy’s è una serie di videogame survival horror punta e clicca. Parliamo di un titolo indipendente, creato, ideato e pubblicato da una sola persona: Scott Cawthon, nel 2014. Nel gioco ci ritroviamo nei panni di Mike Schmidt, un ragazzo che ha da poco cominciato a lavorare come guardia notturna al Freddy Fazbear’s Pizza, locale famoso, oltre che per la pizza, per gli spettacoli di 4 pupazzi animatronics: Freddy Fazbear, mascotte del ristorante, Bonnie il coniglio, Chica il pollo e Foxy, la volpe pirata.
Questi pupazzi hanno una particolarità inquietante: infatti, se lasciati spenti per troppo tempo, vedrebbero i loro servomotori danneggiarsi. Questo significa che sono immobili nelle loro postazioni di giorno, mentre, al calar del sole, vagano liberamente per la pizzeria. In teoria perciò la nostra mansione da guardia notturna implica il controllo di questi ultimi, affinchè non distruggano il locale.
Fin qui tutto bene, ma ad ogni turno lavorativo, il macabro passato del ristorante viene sempre più a galla. Un messaggio nella segreteria telefonica lasciato dalla precedente guardia, ci suggerisce che gli animatronics hanno un passato molto più oscuro e sovrannaturale di quanto crediamo.
I robot infatti sono obbligati a non abbandonare le loro postazioni mentre il locale è aperto al pubblico, a causa di un incidente avvenuto anni prima, in cui uno di loro morse il lobo frontale di qualcuno. Si dà il caso infatti che questi ultimi, vedano le persone come endoscheletri ancora privi di costume. Come si può intuire, il loro obiettivo è quello di “infilare” forzatamente il nostro guardiano nelle vesti di un nuovo animatronic di Freddy Fazbear, processo che porterebbe a morte immediata, a causa dei vari cavi elettrici componenti meccanici che compongono il costume.
L’allegra pizzeria fu inoltre più volte teatro di inquietanti episodi, nello specifico la scoperta dei cadaveri di cinque bambini, nascosti nelle tute degli animatronics. Le giovani anime, accecate dall’ira e dal desiderio di vendetta, presero il controllo dei robots per attaccare le guardie e sperare di uccidere il loro omicida.
Lo scopo del gioco è quindi quello di aiutare Mike a sopravvivere a cinque notti, da mezzanotte alle sei del mattino, con difficoltà crescente. Il giocatore non potrà mai lasciare l’ufficio, ma solo guardarsi attorno e cliccare qua e là per interagire con interruttori e un dispositivo collegato alle telecamere.
FNAF’s – le origini
Scott Cawthon, ideatore di FNAF è un game designer texano con una pessima carriera alle spalle.
Dal 1995 l’uomo ha sempre proposto mille idee per giochi di vario tipo, ma il design elementare e la scarsa originalità delle trame ne hanno sempre intaccato la buona riuscita e il lancio sul mercato. I suoi lavori passavano quasi sempre inosservati e, per anni, Cawthon non riuscì mai ad emergere nel suo settore. Ogni videogioco da lui pensato veniva ignorato o pesantemente criticato.
Nel 2013 toccò definitivamente il fondo con “Chipper & Sons Lumber Co.” Un’avventura, destinata ad un pubblico di qualsiasi età che vedeva come protagonista un castoro, che, a detta di molti, aveva le fattezze di un’animatronic spaventoso.
Cawthon riuscì a trasformare la profonda crisi che ne seguì nel progetto che noi tutti conosciamo. Non fu certo facile: i giudizi impietosi ricevuti per decine di anni scalfirono profondamente la sua autostima, al punto da mettere in discussione la passione videoludica e la sua stessa fede.
Ma decise di darsi un’ultima chance e di riciclare il design dello stesso castoro inquietante che quasi lo portò a mollare tutto.
Ed ecco come nacque Five Nights at Freddy’s.
Creepypasta e voci di corridoio
Chiaramente, un gioco dal gameplay e dall’ambientazione così originale generò da subito un certo scalpore sul web che, ovviamente, non potè esimersi dal ricamarci sopra articolate creepypasta.
Curiosando tra i vari forum mi sono imbattuta in tanti utenti che spiegavano le teorie più disparate (solo su Reddit se ne trovano a migliaia) L’unica informazione attendibile che ho trovato sul web, consiste nel fatto che Cawthon si sia ispirato ad un particolare avvenimento per costruire il contesto di questo gioco. Sto parlando del cosidetto “massacro di Chuck. E Cheese”.
Chuck. E Cheese e Freddy’s
Chuck. E Cheese è una nota catena di pizzerie americana in cui si respira un aria allegra e spensierata. L’idea è quella di una pizzeria con videogiochi, vasche di palline, castelli gonfiabili, scivoli ed altre forme di intrattenimento per bambini, tra cui, appunto, gli spettacoli di animatronics.
Chuck E. Cheese, oltre che essere il marchio della catena è anche il nome del topo antropomorfo che la rappresenta. Insieme a lui gli animatronics più famosi sono: Helen Henny la gallina, Munch The Monster il mostro viola e Jasper T Jowls il cane chitarrista.
Di recente il ristorante ha dichiarato il proprio fallimento a causa dell’impatto del coronavirus sull’economia ma, nonostante ciò, i fan della serie FNAF continuano a scrivere sul web storie inventate che vedono coinvolti questi due franchise.
Su Twitter è possibile trovare diversi screenshot di macabre notizie su cinque bambini che sono scomparsi proprio in uno dei ristoranti. “Si potevano sentire strani odori provenienti dall’animatronic” riporta il commento di un utente, “un impiegato fuori orario è morto in età relativamente giovane e spesso chi ha il turno di notte dice di assistere a strani movimenti degli animatronics” scrivono altri.
Chuck E. Cheese smentisce tutto. Sebbene queste notizie false possano sembrare convincenti, sono semplicemente inventate e mai state confermate.
Il massacro di Chuck. E Cheese
No, questo non è un bluff o una trovata pubblicitaria, ma un caso di cronaca documentato.
Il 14 dicembre 1993, in un ristorante Chuck. E Cheese del colorado, quattro dipendenti sono stati uccisi e un quinto dipendente è rimasto gravemente ferito da un arma da fuoco.
L’autore della carneficina fu Nathan Dunlap, all’epoca diciannovenne.
Dunlap era un ex dipendente del ristorante, frustrato per essere stato licenziato cinque mesi prima, a causa di un disaccordo avuto con il suo supervisore sugli orari di lavoro.
L’omicida aveva dovuto fare i conti con un incontenibile, crescente desiderio di vendetta, poichè considerava ingiusti i motivi del suo licenziamento. Trovate forse delle analogie in questa storia?
Il manager che aveva licenziato Dunlap non era presente al ristorante quel giorno, ma questo non frenò certo il ragazzo che, a seguito della strage, fuggì dal luogo del crimine insieme a un’ingente somma di denaro rubato.
Dunlap è stato inizialmente condannato a morte e altri 108 anni. La condanna a morte di Dunlap è stata in seguito commutata in ergastolo senza condizionale, dopo che il Colorado ha abolito la pena di morte.
Che Cawthon si sia davvero ispirato a questo fatto di cronaca o meno non è ancora stato confermato, ma sarete d’accordo con me che le analogie con i cinque bambini scomparsi nella trama sono evidenti.
E voi? Conoscevate la storia che c’è dietro l’idea di Five nights at Freddy’s? Avete giocato tutti i capitoli? Fatecelo sapere in un commento.
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