Di recente, essendo risultata positiva al covid e costretta alla quarantena, ho pensato di sfruttare costruttivamente il mio tempo e recuperare una valanga di giochi e film che nel tempo avevo lasciato indietro, forse a causa del lavoro, del trasloco o dei miei svariati tentativi, tutti fallimentari, per mantenere una vita sociale più o meno intensa.
E quindi oggi sono qui a scrivere di una perla che avevo rimandato da un po’.
Sono da sempre una fan della serie Life is strange, diciamo almeno dal 2015, quando ho scoperto il primo capitolo con Max Caufield (che ho giocato almeno tre volte), perciò non potevo certo perdermi True colors.
Breve trama (no spoiler)
Life is strange: true colors è un’ avventura grafica in terza persona sviluppata da Deck Nine Games e pubblicato da Square Enix il 10 settembre 2021, per tutte le piattaforme.
Il giocatore controlla Alex Chen, sorella di Gabe, in grado di interagire nell’ambientazione immaginaria della cittadina di Haven Springs e parlare con vari Npc.
È il quarto capitolo della serie e il terzo gioco principale, che vede protagonista una simpatica Alex Chen, giovane donna dalle origine asiatiche, cresciuta in una famiglia affidataria, con alle spalle un’infanzia travagliata.
Dopo otto anni, Alex si ricongiunge al fratello Gabe nella città di Haven, in Colorado, ma il loro incontro dura appena un giorno, poichè presto il fratello resta vittima di un incidente alla miniera, i cui motivi sono ancora da definire. Alex e i suoi amici Ryan e Steph (già incontrata nel capitolo precedente “Before The storm”) vogliono giustizia e iniziano così a indagare sulla verità e sul responsabile della morte di Gabe.
Durante il gameplay, sfrutteremo il potere dell’empatia psichica di Alex, che ci permetterà di leggere e manipolare le emozioni, attraverso aure colorate (da qui il titolo “true colors”), al fine di trovare il colpevole.
Analisi del gioco
Un nuovo LIS, ma non così nuovo
Questo capitolo di Life is strange non è assolutamente nuovo, a livello di gameplay e assolutamente non rivoluziona la formula della serie. E ci va benissimo così!
L’avventura è composta di cinque parti in cui palette colori, ambienti, musica, e background dei personaggi (anche quelli secondari) sono perfettamente studiati e creano un connubio più che godibile.
La narrazione non trova radici in un’idea particolarmente innovativa per quanto concerne la struttura, eppure funziona!
La protagonista Alex Chen è piuttosto simile alle precedenti eroine di LIS, sia per le fattezze fisiche, sia caratterialmente: amante della musica, dall’indole ribelle, capelli corti e anche un po’ nerd. Non vi ricorda un po’ Max Caufield?
Poesia, lacrime e senso di “casa”
Ogni momento del gioco è costituito da dettagli inaspettati che contribuiscono a creare una migliore empatia nei confronti dei personaggi, momenti poetici in cui possiamo lasciare il joystick e limitarci a guardare la protagonista, mentre ammira un paesaggio suggestivo. Possiamo ascoltare i suoi pensieri, che sono simili ai nostri, mentre un arpeggio di chitarra bussa alle nostre orecchie con gentilezza, entra nella nostra mente per non uscirne mai più (ci sarà un motivo se ho tutte le OST di Life is strange nel mio Ipod?)
E poi quelle immagini, quei paesaggi tanto meravigliosi, quanto realistici. Paesaggi in cui vorremmo perderci, luoghi in cui vorremmo vivere, lontano da tutto e tutti, cullati solo dal rumore del fiume, mentre le fronde di un albero ci riparano dal sole.
Ad alimentare ancora di più questo senso di “appartenenza” ai luoghi che vediamo nel gioco, c’è il fattore nostalgico (bella pensata Square Enix!) per cui alcuni dei personaggi secondari dei capitoli precedenti, vengono inseriti in un nuovo contesto, in una nuova vicenda, instillando nella mente del giocatore l’idea che, forse forse, non siamo mai usciti dal mondo di LIS.
E, se a distanza di anni, sono ancora qui a chiedermi se scegliere un’omelette al bacon, piuttosto che un Waffle, avrebbe risparmiato Arcadia Bay da un destino terribile, probabilmente gli sviluppatori sono riusciti nel loro intento.
Scelte che segnano e… giochi di ruolo
La trama è piena di colpi di scena: momenti in cui amerete un personaggio che si alternano a momenti in cui lo odierete visceralmente, attimi più impegnativi in cui è necessario indagare e cercare un particolare nascosto in un angolo sperduto della città, istanti più leggeri, in cui per un po’ ci si dimentica di tutto e ci si butta in una sessione di gioco di ruolo.
Personalmente, ho trovato molto divertenti i momenti di gioco di ruolo, con Alex e Ethan, se Square Enix decidesse di sfornare un gioco interamente costruito su queste meccaniche, io lo comprerei a scatola chiusa.
Come per ogni capitolo, l’intreccio delle storie (anche quelle secondarie) e di scelte ha un impatto sulla trama principale e sugli avvenimenti del gioco. Ogni piccola variabile contribuisce a creare uno schema, che si concluderà con uno dei sei finali differenti, previsti dal team di sviluppo.
Questo, come anche la complessità delle situazioni, di fronte alla quale il gioco ci pone, permette di sentire il peso delle decisioni.
Conclusioni
Consiglierei questo gioco a chiunque.
Indipendentemente dal fatto che abbiate giocato i titoli precedenti o meno, questo gioco vi saprà stupire. Resterete incollati al monitor fino alla fine e rimuginerete sulle vostre scelte anche a gioco concluso, tanto da cominciare una seconda run, scegliendo diversamente ancora e ancora.
Quando poi lo finirete, recuperate i capitoli precedenti, trovatevi un amico con cui parlarne all’infinito (esistono anche dei forum veri e propri in cui le persone condividono le loro esperienze con LIS e parlano SOLO di quello e del peso psicologico che il gioco ha portato alle persone più sensibili — ma è chiaramente un esagerazione da web, come se ne vedono spesso) e vi sentirete a casa, in compagnia dei personaggi, le cui vite inventate, così realistichè, non vi saranno mai più indifferenti.
E voi? avete già provato questa esperienza? Cosa ne pensate della serie Life is Strange?
Fatecelo sapere in un commento.