Da metà giugno è possibile trovare su Netflix una nuova serie animata Dead End: Paranormal Park. Ho cominciato a guardare questo cartone senza troppe aspettative e con l’intenzione di riposare la mente. Inoltre la presenza di un carlino parlante era tutto quello di cui avevo bisogno per spingermi ad incominciare.
Questa serie televisiva è un fantasy horror creato da Hamish Steele, basata sulla serie graphic novel DeadEndia. L’impronta che viene data è sicuramente quella di un prodotto per bambini e ragazzi e aleggia comunque un clima molto leggero durante tutta la stagione. Tuttavia devo dire che sono rimasta colpita da come alcuni temi vengono affrontati all’interno della storia.
Breve trama non spoiler
Seguiamo le vicende di due nuovi dipendenti di un parco divertimenti, Norma e Barney. Quando la demone Courtney cerca di far reincarnare un re demone chiamato Temeluchus nel corpo di Barney il suo carlino, Pugsley, si frappone per proteggerlo e verrà posseduto al suo posto. Pugsley acquisirà quindi la capacità di parlare ed alcuni poteri magici.
Così si scoprirà velocemente che l’idilliaco parco a tema è infestato da demoni e fantasmi e che nasconde molti segreti che i nostri protagonisti dovranno svelare.
Essere accettati
Quella ad essere raccontata non è solamente questa storia, le vicende personali dei protagonisti non fanno solo da contorno ma arricchiscono la serie con tematiche importanti.
Scopriamo che Barney è un ragazzo trans che si è allontanato dalla famiglia ed ha iniziato a vivere nel parco in seguito ad uno scontro con la nonna. Infatti nonostante i suoi genitori dicono di accettarlo durante una cena di famiglia la nonna lo aggredisce con parole dure che vengono completamente ignorate dai genitori che continuano a mangiare ad occhi bassi.
Cos’è la vera accettazione? Può essere semplice dire che si accetta qualcuno o un suo lato della personalità ma poi sono i fatti a parlare per noi. Una famiglia dovrebbe proteggersi e il non schierarsi in questo caso ha aperto una ferità che sarà difficile sanare.
Quello che ho apprezzato maggiormente su come vengono affrontati questi argomenti è il fatto che chiunque potrebbe identificarsi in questa situazione. Nonostante viene detto che Barney sia trans la cosa passa quasi in secondo piano, perché il problema non è il fatto di essere trans, ma il fatto di non essere accettati dalla propria famiglia ed essere amati.
Così come la proprietaria del parco divertimenti a lei stessa dedicato, Pauline Phoenix, è una drag queen. Cosa che non viene mai espressamente detta, ma che intuiamo per la voce maschile del doppiatore e dalla sua controparte americana Miss Coco Peru famosa attrice e cabarettista drag.
Un altro aspetto che viene affrontato è la fobia sociale di Norma, che ha terrore del contatto con altre persone. La transizione del personaggio è molto lenta e troviamo Norma combattere le sue paure senza però riuscire a sconfiggerle. Anche qui penso la cosa sia stata affrontata con veramente bene, del resto chi di noi riuscirebbe a sconfiggere i propri timori in un sol colpo?
Conclusioni
Come dicevo non avevo molte aspettative per questo cartone se non quella di passare qualche ora a mente sgombra. Tuttavia ho trovato la trama carina e le tematiche affrontate in modo “normale”. Nessun eroe e nessun dramma, solo dei semplici ragazzi che affrontano la loro vita e problemi che potremmo trovarci tutti ad affrontare non sempre riuscendo a risolvere tutto.
Come ho detto parliamo di un cartone per bambini e ragazzi che a mio parere si possono identificare con i protagonisti, anche se non in modo specifico. Essere accettati, essere amati, affrontare le proprie paure. Questi sono i temi centrali di questa serie che sicuramente può arricchire anche uno spettatore più grande.
E voi cosa ne pensate? Avete già visto questa serie? Fatecelo sapere con un commento!