Finalmente sono riuscita a finire l’ultimo titolo Bethesda uscito lo scorso marzo. Molto triste per il posticipo di Starfield e delusa da Deathloop, ho inserito il disco di Ghostwire nella mia PS5 senza molto pretese.
Ne avevo già parlato mesi fa, all’uscita del trailer, che questo titolo mi suscitava un hype non indifferente, causa anche l’ambientazione nipponica.
Trama
Rispetto a quanto scritto mesi fa, ora della trama sappiamo pressoché tutto. Infatti dal trailer si poteva capire qualcosa, ma non tutte le sfaccettature che si scoprono invece giocando. Cercherò, come sempre nel mio stile di limitare gli spoiler per non rovinare l’esperienza a chi ancora ci si deve immergere.
Akito, protagonista e personaggio che muoviamo, ha la sorella in fin di vita in ospedale. Purtroppo lui rimane travolto in un incidente nel famoso incrocio di Shibuya. Arriva qui la sua seconda opportunità! Pensando fosse morto, viene posseduto dallo spirito di KK, ma Akito non era del tutto morto. Abbiamo così un protagonista para-umano. Unico nel quartiere di Shibuya con poteri paranormali.
Così, quelle che mi sembravano componenti cyber, in realtà sono dei “ghostwire”. Ho apprezzato da subito la ricostruzione di questa parte di Tokyo. Si sentono anche le musichine giapponesi mentre si passa davanti i negozi. Non so per quale motivo il mio gioco era settato in giapponese con sottotitoli di default. Ho dovuto cambiare l’audio in italiano perché mi trovavo difficile a leggere le spiegazioni di KK sulle scene più dinamiche.
Un’altra cosa che ho adorato è la possibilità di leggere i pensieri degli animali e di poter accarezzare i cani (Shiba Inu <3). Infatti l’interazione con gli animali in giro per la mappa avverrà abbastanza frequentemente. In alcune missioni secondarie saremmo costretti.
Infine, in elenco fra le cose che mi sono piaciute, ci sono le missioni secondarie. Infatti riguardano tutte cose legate alle tradizioni giapponesi. Principalmente a demoni, fantasmi, oggetti maledetti di cui spesso ho letto nei manga.
Gameplay
Si gioca in prima persona, ormai scontato per la Bethesda. Qualche piccola differenza però l’ho trovata. Infatti non abbiamo armi, usiamo solo la mano destra per attaccare con i poteri di KK. L’unica arma che troveremo è un arco, ma è limitato e limitante. Sarà necessario in alcuni momenti del gioco, ma la sua presenza non è rilevante.
Ci possiamo potenziare con i punti abilità in maniera abbastanza semplice, sia per ottenere questi punti, sia per come è strutturato il “diagramma” delle abilità. Non è una cosa infinita in stile AC Valhalla. Anche nel suo essere open world, non ha una mappa infinita e dispersiva.
Conclusioni
Fra i punti che sicuramente ho apprezzato di questo gioco è il rapporto fra i due personaggi, Akito e KK, costretti a convivere in un corpo e a collaborare per riuscire tutti e due nei loro intenti. Ho apprezzato anche molto il gameplay, sia nella mobilità del pg che nel combat mode. Nella maggior parte dei casi, la modalità stealth agevola parecchio la riuscita della maggior parte delle operazioni.
Fra i contro mi sento di elencare sicuramente i “boss”. Come sempre ho giocato la prima run con difficoltà normale. Nonostante questo, ho trovato più difficili alcuni fantasmi in giro per la mappa piuttosto che i boss veri e propri. Anzi, sconfitti al primo tentativo. Neanche il super boss finale è stato degno di sforzo.
Non so se questo è dovuto al fatto che avendo finito tutte le missioni secondarie avevo livellato troppo il mio pg. Purtroppo fra i contro devo mettere anche la possibilità di guadagnare soldi in gioco veramente troppo facile. Cioè in generale si spende poco perché si trovano molti oggetti in giro, ciò che non si trova non sono essenziali alla riuscita dei combattimenti.
Nel complesso, tolti questi due punti negativi, è un gioco che secondo me è equilibrato. E personalmente merita molto più di un Deathloop. inoltre ho avuto modo di sentire davvero la potenza del Dual Sense della PS5. Sono riusciti a sincronizzare le vibrazioni sul pad veramente bene.