Martha Is dead – l’analisi schietta che nessuno ha chiesto, ma che meritate (SPOILER FREE)

Quello che sto per scrivere è solo un mio commento personale su Martha Is dead. Lascerò la stesura della recensione un po’ falsa, un po’ buonista ed i tecnicismi a chi ne è capace.

Scrivo questo articolo poiché sembra che nessuno abbia il coraggio di scrivere una recensione schietta. Pare che tutti stiano cavalcando l’onda del “che gioco perfetto”, “nessuno ha mai osato così tanto”, “mai vista una cosa del genere sullo schermo!”…

Ecco, non fate il mio errore. Non fatevi incantare da questi titoloni, perché descrivono un punto di vista oggettivo, più “tecnico” dello stesso prodotto.

Introduzione

Il titolo, disponibile da poco più di una settimana, più precisamente dal 24 febbraio, per Sony e Microsoft, è un thriller psicologico con meccaniche esplorative e di risoluzione piccoli enigmi, che ha generato un discreto scalpore. Tutto deriva dal modo in cui il team di sviluppatori ha scelto di rappresentare alcune tematiche delicate e non adatte a tutti.

Ricordiamo infatti che se state leggendo questo articolo e siete persone particolarmente sensibili, potreste subire qualche piccolo trauma completando la trama del gioco, non tanto per l’inquietudine che questo trasmette (NON è un gioco horror. Smettete di dire che è un gioco horror. L’horror è un’altra cosa!) ma piuttosto per gli elementi disturbanti che lo caratterizzano.

Personalmente, ho acquistato il gioco a scatola chiusa. Avendo amato profondamente The Town of light e il lavoro di LKA, ho pensato che un titolo prodotto dallo stesso team, con le stesse meccaniche di gioco, tematiche tanto discusse e scene talmente crude da essere soggette addirittura a censure da parte di Sony (cosa che non vediamo succedere così spesso) meritasse assolutamente la mia attenzione.

Io, nel mio piccolo, ho scelto di acquistare la versione integrale e NON censurata di Martha Is dead.
Un po’ perché non sopportavo assolutamente l’idea di acquistare un gioco soggetto a censure (per quanto le differenze tra il titolo originale e la versione “soft” siano minime), un po’ perché sono ben conscia del fatto che sangue, scene di violenza e particolari macabri non mi fanno alcuna impressione e cercavo qualcosa che potesse in qualche modo riuscire a farmi provare un brividino…almeno uno, piccolo piccolo.

Errare è umano, perseverare è diabolico.

Questo titolo è uscito da pochissimo, come specificato nelle prime righe sopra.

Trovo ammirevole che la casa videoludica produttrice, una casa indipendente con un budget ridotto, sia riuscita a tirare fuori un lavoro così ben fatto, davvero. Tuttavia ci sono delle imperfezioni che minano la tranquillità dell’esperienza di gioco. Alla lunga queste ultime diventano frustranti, soprattutto perché sono le stesse che ho ritrovato in the Town of light.

Questo mi fa pensare che, aldilà dei piccoli bug e di qualche comando da sistemare, magari con una patch (perché si sa, cercare la perfezione assoluta nei giochi comprati al day one è come cercare un unicorno rosa in un tribunale), LKA abbia ancora un paio di miglioramenti da attuare nella creazione di un gioco, ma anche nel suo team.

Il primo problema riscontrato, già nei primi minuti di gioco, e che personalmente ho trovato snervante, consiste in cali drastici di volume nella voce narrante, a favore del volume della musica o dei rumori in background.
La traccia audio della voce narrante dovrebbe essere al di sopra delle altre, non confondercisi!

Questo problema era già evidente in The Town of light. Compensano in parte i sottotitoli (di cui si può regolare anche la dimensione nel menu opzioni) che contribuiscono a rendere le situazioni comprensibili a tutti, ma questa è una grave pecca. Il problema fa sì che il giocatore si senta meno coinvolto nel gioco e non riesca ad immedesimarsi come si deve.

Vediamo ora il secondo tasto dolente: la voce dei personaggi.

Il doppiaggio di Martha Is dead, come anche in The Town of light, è totalmente in italiano.
Il che è apprezzabile, certo, non fosse per la mancata enfasi recitativa di chi presta la propria voce ai personaggi. Sembra quasi che la vita stia scorrendo fuori dai loro corpi, insieme alle emozioni che dovrebbero trasmetterci.

In particolare la doppiatrice della protagonista, Joy Saltarelli (che in passato è stata la voce di Trilli nella serie Disney) vincitrice di alcuni premi importanti, trovo che non sia particolarmente adatta a questo ruolo specifico. Forse angoscia e paura non rientrano nel suo ventaglio di emozioni, o forse le mie parole sono un po’ dure.
Ma tutto quello che la voce di questi due titoli è riuscita a trasmettermi in ogni momento del gioco è “piattume”.

Il gioco in sé è ripetitivo. Sicuramente non mi aspetto azione da un avventura grafica, ma bensì esplorazione e risoluzione di enigmi. Ne sono consapevole e lo ero anche al momento dell’acquisto.

Se, però, alla ripetitività di questa meccanica si aggiunge quella di scattare fotografie a qualunque cosa e di dover sviluppare decine di rullini in camera oscura (con tutto il processo che ne comporta e di cui il gioco, ovviamente, non ti risparmia neanche un secondo) sarete d’accordo con me che avremo un risultato abbastanza noioso.

Aggiungiamo a questa lentezza, inoltre, la frustrazione per dei comandi non sempre chiarissimi e intuitivi. In particolare mi riferisco al fatto che spesso, per interagire con un determinato oggetto, il personaggio debba essere posizionato proprio di fronte a quest’ultimo, in un punto preciso, altrimenti l’iconcina di interazione neanche compare. Inoltre, vi sono scene in cui ci troviamo a dover “giocare” con delle marionette, che ci raccontano dei retroscena necessari per capire la storia. Per far sì che questo avvenga bisogna schiacciare ripetutamente A, altrimenti non si prosegue…ma non era meglio metterci un filmatino a questo punto?

Inevitabilmente quel che ne otterremo non sarà certo un’esperienza di gioco delle migliori.

La solita incongruenza tra il plot di presentazione e l’effettiva realtà

Se avete navigato in rete e vi siete informati su questo titolo avrete sicuramente trovato una frasetta introduttiva che recitava testuali parole:

“Martha Is Dead è un oscuro thriller psicologico in prima persona, ambientato nell’Italia del 1944, che confonde i confini tra realtà, superstizione e tragedia della guerra.
Mentre il conflitto si intensifica tra le forze tedesche e quelle alleate, il corpo profanato di una donna viene trovato annegato… Martha!”

Breve descrizione del titolo comparsa in ogni sito e ogni locandina.

Sarete d’accordo con me che sembra un incipit interessante, che crea hype.
E se vi dicessi che la guerra è solo un contorno e che, a parte in una scena che dura LETTERALMENTE cinque minuti non vi troverete mai a vivere l’angoscia e la paura di un conflitto che incombe? Che di “superstizione e oscurità” non c’è traccia? E che persino nel trailer compaiono scene e fotogrammi non presenti nel gioco?

Io ho la critica facile, è vero. Ma con la delusione che ho provato non appena ho finito questo gioco avrei potuto riempire un barattolo.

Oltre alle grane citate sopra, il problema fondamentale sta nel fatto che mi aspettassi qualcosa di totalmente diverso.

Il gioco è disturbante, non oscuro.

È ora di dire basta all’uso di termini impropri. Quando si parla di “oscurità” è inevitabile che chi fruisce di un determinato prodotto finisca per associarlo a qualcosa di spaventoso. “Disturbante” è il termine giusto, in alternativa “fastidioso”, “inopportuno”, “moralmente scorretto”… Ma non “oscuro”!

Martha Is dead non è un gioco che fa paura infatti. Non ha bisogno di esserlo! Per tutta la durata del gameplay non assistiamo mai a un jumpscare, neanche uno, né a una situazione spaventosa da cui scappare.

Il gioco parla di tematiche “delicate” e reali, come può esserlo un disturbo mentale, o la follia derivata da un immenso dispiacere e da una convivenza prolungata con persone problematiche. Ce lo racconta in modo crudo e diretto (che è ciò che più disturba i giocatori) tutto il resto è solo contorno.

Ad ogni modo, se è vero che questo titolo mi ha in qualche modo delusa, è anche stato in grado di colpirmi positivamente per altri aspetti, per questo non mi sento di demolirlo completamente. Di seguito ne scriverò i punti di forza.

Sento odore di realismo

Il primo punto su cui è necessario soffermarsi riguarda la grafica.
Perché se LKA fa disastri con l’audio ed il doppiaggio, sa fare vere e proprie magie con la fotografia ed il realismo che mette nella creazione degli ambienti.
Se con Town of light avevano ricreato alla perfezione il manicomio di Volterra, in questo caso hanno fatto un lavoro che rasenta la perfezione con le campagne toscane (interamente esplorabili) e la casa di Martha, precisamente identica alla casetta di campagna della nostra prozia, nata negli anni ’40.
Insomma questo titolo trasuda calore familiare e “italianità” già solo attraverso le immagini.

Completano il tutto la fedeltà e l’accuratezza con cui sono state scelti i contesti e le musiche dell’epoca.

Non un gioco per chierichetti

Benché io non sia minimamente impressionabile e abbia trovato l’efficacia degli elementi disturbanti non molto più forte rispetto ad altri titoli, devo ammettere che LKA ha cercato di spingersi oltre, varcando forse i limiti del “moralmente corretto”.
Mi piace che lo abbiano fatto, anche se, personalmente, ai fini della trama, non l’ho trovato così terribile da rappresentare addirittura motivo di censura.

Un altro punto meritatissimo va ai suoni e alle musiche che rientrano appieno nella definizione di “disturbo” tipica di quelle scene, caratterizzate da stridii di sottofondo ed esafonie scomposte che alternano tra loro note casuali e sgraziate.

Conclusioni

Non posso dire che Martha Is dead sia un brutto gioco o che non mi abbia fatto trascorrere ore piacevoli, nonostante tutto…anzi.
Dico solo che, ancora una volta, basarsi sulle recensioni delle grandi testate è sbagliato. Ci sta, è il loro lavoro, ma dal definire un videogioco “bello, piacevole” a “il capolavoro OSCURO del millennio, l’ orgoglio tutto italiano” ne passa. Oltre che disonesto è un comportamento deviante, che rende il pubblico scontento.

Personalmente, avrei comunque acquistato questo titolo, anche alla luce di quanto visto. Forse lo avrei fatto con uno spirito diverso, ma l’ avrei anche criticato meno.

È un titolo che merita, benché la trama ed il pensiero della protagonista siano fatti di elementi forse un po’ troppo astratti e onirici che, a tratti, rendono la storia di difficile comprensione.

Nel complesso darei comunque a questo titolo un 6 e mezzo.
Con le prossime patch ed alcuni accorgimenti può benissimo arrivare a un 7-, ma non andrei oltre.

Nella speranza che questo articolo possa aiutarvi a scegliere se acquistare o meno questo gioco, vi lascio chiedendovi il vostro parere.
Avete amato questo titolo? Anche voi vi aspettavate qualcosa di diverso?
Fatecelo sapere in commento.

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