Sono stata assente su questo blog in quest’ultimo periodo, a causa di un trasloco. Ma nel caos e le mille cose da fare ho comunque trovato il tempo per fare un re-watch di alcuni film che ho sempre etichettato come “film leggeri”. Quelli da guardare con gli amici la sera, davanti a una pizza, soprattutto gli amici che ti aiutano ad imbiancare casa.
Con la giusta compagnia è bello guardare anche i film brutti, per riderne un po’.
Sulle note di questa introduzione, ci sarebbero centinaia di titoli che meriterebbero una menzione. Ma non è ancora questo il giorno in cui perderò credibilità scrivendo della Twilight saga, perciò oggi scriverò due righe su Stay Alive.
Stay Alive – breve trama (no spoiler)
Stay Alive è un film horror, ideato e diretto da William Brent Bell, uscito negli Stati Uniti nel 2006.
Il film inizia con un nerd che sta testando una versione beta del videogioco che dà il nome al film. “Stay Alive”, appunto, un survival horror ambientato negli alloggi di Elizabeth Bathory, un personaggio storico piuttosto famoso di cui parleremo tra poco.
Il ragazzo in questione si chiama Loomis Crawley ed è piuttosto nabbo: quasi subito il suo pg nel gioco (che ha, tra le altre cose, le sue stesse identiche sembianze) viene attaccato e muore impiccato.
Quella stessa notte, Loomis si sveglia di soprassalto e percepisce immediatamente che qualcosa non va. Alle sue spalle c’è un intruso infatti. Il ragazzo si lancia in una corsa velocissima per le scale dell’abitazione, nel tentativo di avvertire gli altri inquilini ma li trova assassinati.
Raccolte le ultime energie, tenta disperatamente di scappare, ma, scivolando oltre la ringhiera della scalinata, muore impiccato proprio come nel videogioco.
Il migliore amico di Loomis, Hutch, viene informato dell’accaduto il mattino seguente. Fortemente rammaricato per la perdita, piange il suo amico al funerale, momento in cui gli viene consegnata una borsa di videogiochi (tra cui scopriremo, ovviamente, esserci anche il CD-ROM di Stay alive).
Subito dopo il funerale, Hutch ed altri suoi amici decidono di giocare insieme a Stay Alive, in onore dell’amico scomparso.
Ben presto si accorgeranno che Stay Alive non è un normale videogioco. Già prima di iniziare, infatti, i partecipanti scoprono che per cominciare la partita è necessario recitare la “Preghiera di Elizabeth”, che, già di per sé, suona piuttosto inquietante.
E la storia si ripete: l’avatar di uno dei ragazzi coinvolti nella partita viene ucciso nel gioco e, poco dopo, anche lui muore nello stesso modo.
Hutch intuisce quindi che le morti degli amici sono collegate strettamente al videogioco, così decide di indagare.
Insieme ai suoi amici sopravvissuti, scoprirà che la preghiera iniziale recitata a voce alta rappresenta una sorta di formula che, come una tavola ouijia, chiama e risveglia lo spirito malvagio di Elisabeth Bathory, che li perseguiterà come un boss potentissimo, sia in partita, che fuori, nella vita reale.
Chi ha detto che giocare ai videogiochi non porta a nulla di utile?
Riusciranno i ragazzi a sfruttare le loro skills con il joystick per resistere agli attacchi della perfida contessa?
Elizabeth Bathory – accenni storici
Elizabeth Bathory, (in lingua originale Erzsébet), conosciuta anche come la “Contessa Sanguinaria” è stata una contessa ungherese dalla morale e le abitudini molto discusse, nonché la serial killer più temibile di sempre.
Erzsebet fu infatti accusata di aver torturato e ucciso centinaia di giovani donne.
Le vittime accertate sono circa un centinaio, 300 di cui era fortemente sospettata all’epoca.
Secondo un diario trovato durante una perquisizione in casa sua, le vittime sarebbero state 650, e ciò farebbe di lei l’assassina seriale peggiore di sempre.
La leggenda narra che, dopo aver percosso una serva, alcune gocce di sangue di quest’ultima, colarono sulla mano della contessa che notò, in quel punto esatto, la pelle notevolmente ringiovanita.
Bagni nel sangue di giovani vergini le avrebbero garantito la giovinezza eterna, di questo si convinse la Bathory, che cominciò ad uccidere tra il 1585 e il 1610.
Le vittime erano inizialmente giovani contadine, poi Erzsébet pensò che fosse una buona idea quella di istituire nel suo castello un’accademia col fine apparente di educare giovani nobili.
Prese a tradimento, le ragazze venivano spogliate, incatenate a testa in giù, torturate e poi sgozzate. Il loro sangue era così pronto per essere raccolto e usato da Erzsébet.
Dopo qualche tempo le denunce per le sparizioni delle giovani aristocratiche arrivarono al clero, che chiese all’imperatore Mattia II di intervenire e di indagare sul caso. Così gli inviati dell’imperatore, si introdussero nel castello di nascosto, proprio mentre la contessa stava torturando alcune ragazze.
Colta in flagranza di reato, Erzsebet fu incriminata e murata viva in una stanza remota, in una torre del suo stesso castello, con solo un foro che le permetteva di ricevere del cibo.
La contessa sanguinaria si lasciò morire di fame in quella stessa cella solo quattro anni più tardi, ma la scia di sangue che si lasciò alle spalle è ancora leggenda, nonostante siano passati secoli.
Riflessioni personali
Sinceramente, tra tutti i film brutti che ho visto in vita mia, trovo che Stay Alive sia uno dei “meno brutti”.
Benché sia piuttosto banale la resa e gli attori sembrino più delle comparse comiche che dei ragazzi nerd spaventati dallo spirito di un videogame che li perseguita, ho trovato l’idea interessante.
Il fatto che i protagonisti della vicenda muoiano nella vita reale come nel gioco è piuttosto intrigante. E probabilmente molte più persone l’avrebbero apprezzata se non fosse stato per gli stereotipi attribuiti ai personaggi.
Ognuno dei protagonisti infatti ha una vera e propria etichetta: c’è il nerd skillatissimo, la ragazza goth con più matita nera sotto gli occhi che materia grigia nella scatola cranica, la biondina fisicata che affascina tutti appena apre bocca, il ragazzo bellissimo ma un po’ sfigato con trentatré traumi alle spalle e lo stupido fattone che muore subito.
Il contesto storico avrebbe anche potuto essere interessante se ben realizzato, ma hanno toppato anche su quello: se Samara creò la videocassetta per imprimere il suo odio su nastro, Erzsebeth chiamò un team di sviluppatori per fare un videogioco nel 1600? Perché un personaggio tanto interessante avrebbe dovuto spuntare da un videogioco?
In definitiva, credo che Stay Alive avrebbe potuto essere un bel film, ma non lo è stato proprio per la caratterizzazione dei personaggi e la scrittura del nemico. Non mi sentirei di consigliare questo film, se non per una serata con amici che vogliono ridere e non prendersi seriamente.
Se potessi dare un voto a Stay Alive sarebbe un 5: ha le capacità ma non si applica..