Dopo una lunga attesa finalmente possiamo rivedere Henry Cavill nei panni di Geralt di Rivia. La serie già dal suo annuncio è stata accolta con molto entusiasmo. Chi reduce dai libri, chi dai videogiochi, chi da entrambi avevamo tutti grandi aspettative che sono state in parte soddisfatte.
La prima stagione si può definire un’introduzione alle avventure dello strigo. Infatti ogni episodio è a sé e ci racconta qualche frammento di vita dei protagonisti senza seguire un ordine temporale ben definito. Questo ci permette di conosce le sfaccettature e i caratteri dei veri personaggi un po’ a discapito della narrazione. Tuttavia sono apprezzati a mio parere i riferimenti ai racconti dei libri.
Ammetto di aver letto solo il primo volume e di averlo fatto solo dopo aver visto la serie. Dovrò sicuramente recuperare ma ho notato che la struttura narrativa un po’ frammentaria la troviamo pure nel primo volume.
Una narrazione più lineare
I salti temporali della prima stagione che ogni tanto ci facevano perdere il filo del racconto non ci saranno invece nella seconda. La storia è lineare, forse un po’ più diluita ma comunque scorrevole.
Questa si apre dove era terminata la prima, con l’agognato incontro tra Geralt e Ciri scappata dal suo regno ormai in fiamme. Insieme inizieranno il viaggio che li condurrà alla fortezza di Kaer Morhen, il luogo in cui vengono creati e allenati gli strighi e dove Cirilla inizierà in suo addestramento.
Ma questa volta non voglio raccontarvi troppo. Una piccola menzione vorrei farla solo ad uno dei temi trattati nella serie. Nella prima stagione abbiamo visto come “la grande epurazione” abbia decimato gli elfi che ora sono in fuga, nascosti e perseguitati dagli umani. Alcune volte verranno aiutati da altre creature, come Posada, il silvano che nella prima stagione rubava cibo per loro e li nascondeva.
Nella seconda invece vediamo che gli elfi sopravvissuti non sono poi così pochi ma la loro condizione non è certo migliore, verranno infatti usati in vari modi dagli umani per i loro scopi e le loro battaglie.
È chiaro che gli umani nel mondo di The Witcher non sono inclini ad accettare chi è diverso da loro, anche Geralt e gli strighi infatti non saranno visti di buon occhio.
Libri vs videogiochi
La serie Netflix di The Witcher creata da Lauren Schmidt Hissrich si basa sui libri della saga di Geralt di Rivia dell’autore polacco Andrzej Sapkowsky.
Tuttavia possiamo notare il cambio di tono che ha subito la serie dalla prima alla seconda stagione. Sia la narrazione che i personaggi sono cambiati. Chissà forse l’autrice ha ascoltato la voce dei fan dei videogiochi, fatto sta che l’outfit dei personaggi ha preso quella direzione. L’aspetto e l’abbigliamento ricordano molto di più la corrispettiva videoludica che quella dei libri. Ad esempio i capelli di Triss Meragol vengono tinti di rosso o i vestiti di Ranuncolo ricordano più il bardo del videogioco.
Questi sono solo alcuni esempi che ci fanno pensare che d’ora in poi l’impronta del gioco sviluppato da CD Projekt RED sarà sempre più presente.
The Witcher: Blood Origin
La seconda stagione ci lascia con nuove domande sulle origini di Ciri e sugli elfi ma anche con l’annuncio di una serie prequel che forse risponderà alle nostre domande: The Witcher: Blood Origin. Questa serie dovrebbe essere ambientata 1200 anni prima degli eventi narrati in The Witcher dove gli elfi non erano ancora perseguitati.
Come era successo con il film animato The Witcher: Nightmare of the Wolf ora tocca al prequel live action The Witcher: Blood Origin accompagnarci nell’attesa della terza stagione.
E voi avete già visto questa stagione? Fateci sapere cosa ne pensate!